A NESSUNO IL SUO




MAD è al tempo stesso un acronimo delle iniziali dei tre artisti presenti in mostra ed una dichiarazione di intenti. MAD come folle, come figura di visione periferica della realtà, come vittima di un sistema di controllo e punizione, di foucaultiana memoria. Ma al tempo stesso anche il folle, come sovversione dello sguardo, slittamento del modo di osservare la realtà. Come in Adorno, in cui la visione dell’appeso a testa in giù ci esorta a guardare il mondo da una nuova prospettiva, il titolo della mostra ci suggerisce un ribaltamento della visione. Una distorsione del luogo comune del modo di dire “a ciascuno il suo”, specialmente attraverso la sua negazione, “a nessuno il suo”. Ecco dunque divenire centrale la reale base della mostra odierna: la negazione e l’esclusione.
Il modello proposto non è più quello tradizionale di una collettiva, che racchiude diversi artisti, ma del collettivo. Una prassi operativa che abbatte le barriere individuali per arrivare a proporre una visione coerente ed omogenea. Ecco dunque che i lavori proposti non sono più riconducibili ad un’individualità, ma ad un lavoro collettivo (quello del trio artistico) che allarga la propria partecipazione alla collettività e alle considerazioni sulla nostra società.

MAD is both an acronym of the initials of the three artists in the exhibition and a statement of intent. MAD as in a folly, as in a figure of peripheral vision of reality, as in victim to a system of control and punishment, of Foucault’s memory. But at the same time also the crowds, as subversion of the look, slip the opportunity to observe the reality. As in Adorno, in which the vision of the hanged are upside down exhorts us to look at the world from a new perspective, the title of the exhibition suggests a reversal of the vision. A distortion of the clichéd saying; “to each his own”, especially through its connation when reversed; “to no-one their own.” Herein lies the central tenet of today’s exhibition: denial and exclusion.
The proposed model is no longer the traditional one of a group, one which includes several artists but as part of a collective. An operating practice that knocks down individual barriers in order to arrive at a coherent and homogeneous proposed vision. Here, however, the proposed works are no longer linked to individuality, but as a collective whole (that of the artistic trio) that broadens its participation in the community and to the consideration of our society.

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