Isorropia significa equilibrio
Text Giovanni Gastel Junior
La tendenza a utilizzare appartamenti per le mostre d’arte viene da New York. Causa: la crisi economica. Londra, Parigi, Berlino, fino al Marocco e all’Italia, da Napoli a Ferrara a Milano: home gallery, LACS apartment e Isorropia Homegallery. Abbiamo visitato quest’ultima. In So Pop l’arte torna negli spazi abitativi in cui nascevano le idee per le gallerie: qui il percorso è involuto. Isorropia significa equilibrio: gli arredi e le opere parlano tra loro lontane dagli spazi museali. C’è la potenza del marmo nei bancali e nelle casse di trasporto di Valeria Vaccaro, scultrice torinese la cui ricerca ruota attorno alla combustione che purifica e perfeziona: fuoco che non distrugge ma genera trasformazioni materiche. I pallet sembrano bruciacchiati, relitti contemporanei familiari sinonimo di desolazione, abbandono. Qui però risorgono come fenici dal fuoco e anziché magazzini occupano, preziosi, l’appartamento. L’oggetto cambia lo spazio che diviene discarica e torna abitazione: il contenitore come contenuto.
I suoi pezzi dialogano con la ceramica di Abdon Zani, sia per la
forma che per il concetto di rifiuti urbani che divengono preziosi
attraverso l’arte. Hanno voci proprie: pistole, bombe a mano, caricatori
di Kalashnikov, con grandi(osi) mucchi geometrici di lattine e di altri
rifiuti. Dal mucchio esce – sopraffatto – l’uomo con una mano in
richiesta d’aiuto, sepolto dalla spazzatura. I piedi di ceramica di
Marika Ricchi sono trattenuti dal suolo da corde, sospesi in un passo
infinito, quello delle moltitudini di profughi a cui è dedicata l’opera.
I quadri di tessuto di Carla Mura stanno appesi in rigorosa bellezza
simmetrica alle pareti, a comporre qui una trilogia azzurra, altrove
intrecci d’artista emotivi, linee che si intersecano e fili che si
intrecciano. Dall’artista al fruitore il rigore colorato diviene
infinite costruzioni, possibilità. Fosforescenti le visioni acriliche di
Fabrizio Molinaro: disegna corpi nudi vedendoli come farebbe un voyeur
privilegiato: dall’alto, quasi telecamera, che vede, gode. Sacrilego?
Divertito. I pasticcini dipinti di Marco Bettio nutrono le menti in
osservazione, disposti con cura, pezzi pregiati.
Recupero il cappotto e l’ascensore si chiude, l’ultima immagine sono le
armi puntate su di me: le pallottole (di ceramica?) mi feriscono in un
rombo di tuono. Arrivato a casa guardo il cappotto: il proiettile non ha
colpito organi vitali.